Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a Colleferro

Storia dell’Urbanistica, III serie, 9/2017

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In questo numero di “Storia dell’urbanistica” si presentano dieci contributi dedicati alla realizzazioni di altrettante nuove fondazioni, ampliamenti o radicali ristrutturazioni di insediamenti urbani storici del Lazio, tra i quali spicca un’ampia analisi delle potenzialità di indagine offerte, in questo settore storiografico, dalla documentazione conservata presso gli archivi governativi centrali e periferici dello Stato pontificio, delle municipalità locali e, non secondariamente, delle famiglie cui appartengono esponenti della nobiltà feudale o alti prelati protagonisti di importanti iniziative in campo urbanistico.
Quest’ultimo saggio si sofferma – in particolare – sul caso di Civitavecchia tra XV e XVI secolo, offrendo al contempo una panoramica dei centri fondati nella regione suddivisi per estrazione dei promotori di tali imprese (insediamenti feudali o riconducibili alla diretta volontà dei pontefici) o appartenenza all’orbita delle principali casate dell’aristocrazia romana (dai Chigi ai Barberini, dai Pamphili ai Rospigliosi).

Siamo dunque in presenza di un fascicolo della rivista che – nel consolidare l’ormai recuperata regolarità di pubblicazione e la propria indiscussa centralità scientifica nel panorama degli studi di settore – ospita una raccolta di studi incentrati su alcuni episodi della storia urbanistica della regione di particolare rilevanza: dagli impianti urbani medievali (Amatrice) a quelli dei secoli XV-XVI (il Borgo di Ostia, la ricostruzione di Frascati, l’insediamento produttivo di Allumiere e i centri nuovi di Manziana e Monteflavio) e XVII-XVIII (gli interventi dei Chigi a Castel Fusano), giungendo fino alle soglie dell’età contemporanea (San Lorenzo alle Grotte e San Lorenzo Nuovo).
L’elaborazione di tali contributi è riconducibile ad un progetto di ricerca, messo a punto da Enrico Guidoni negli ultimi anni della sua attività scientifica ed accademica e destinato a trovare una prima concreta espressione – all’indomani della sua scomparsa – nel convegno dedicato a “Città nuove e addizioni urbane nel Lazio dal medioevo al novecento”, curato da Giada Lepri e Guglielmo Villa (Oriolo Romano, 7-8 marzo 2008).
In tale circostanza veniva posto giustamente l’accento sul fatto che gli episodi legati alla realizzazione dei centri di nuova fondazione o all’ampliamento di quelli esistenti coincidevano, nella generalità dei casi, con la sperimentazione e l’applicazione di metodi e strumenti di controllo progettuale ed esecutivo più avanzati di quelli normalmente impiegati negli interventi di aggiornamento o sostituzione del tessuto urbanistico esistente, dando spazio alla messa a punto di modelli che esprimevano “strette correlazioni con le esperienze artistiche e le elaborazioni teoriche più aggiornate” delle epoche corrispondenti.
All’interno di tale prospettiva critica si metteva in luce il carattere fortemente innovativo delle conclusioni raggiunte da Guidoni, osservando come – nel caso specifico – le stesse intendessero superare il taglio prevalentemente localistico dei molti studi disponibili su singoli centri del Lazio, a tutto favore dell’adozione di criteri volti, da un lato, ad estendere l’impiego del metodo comparativo all’interpretazione di insediamenti cronologicamente coevi e, dall’altro, a porre le basi per l’individuazione di uno o più filoni “evolutivi”, capaci di ricondurre a matrici progettuali ed espressive chiare e riconoscibili la grande varietà dei modelli insediativi: “L’obiettivo è quello di compiere una prima ricognizione delle varianti diacroniche del fenomeno, anche in rapporto all’evoluzione dei quadri di riferimento. A questo scopo i centri presi in esame verranno analizzati con riferimento soprattutto alle geometrie e alle tecniche d’impianto e alla configurazione dello spazio urbano. Confronti sistematici saranno volti alla individuazione di originalità e derivazioni dei modelli progettuali utilizzati e delle componenti culturali che ne sottendono la concezione”.
Il senso più penetrante di queste coordinate di lavoro, da rileggere anche in rapporto all’influenza totalizzante esercitata, sull’insieme di tali esperienze tecnico-progettuali, dallo straordinario ed inesauribile serbatoio di tecniche, di modelli architettonici e urbanistici, di personalità artistiche rappresentato dalla città di Roma (che, disposta al centro di tale perimetro politico e territoriale, non cessa mai, a partire dall’età moderna, di esercitare sui propri domini la sua forza attrattiva ma anche il suo controllo culturale ed amministrativo pervasivo e schiacciante), è colto efficacemente dal rinvio (Tamblé) alle riflessioni interpretative che, all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso, Guidoni aveva manifestato a proposito della politica urbanistica degli stati regionali italiani.
Egli aveva rilevato acutamente come tale politica conduca, a partire dalla fine del XVI secolo, ad una progressiva emarginazione dei centri minori, che, nel riservare alle capitali il ruolo di arbitre pressoché esclusive “delle scelte e delle elaborazioni, anche a livello artistico […] lentamente produce [nel caso dello stato pontificio] il decadimento della qualità e della ricchezza artistica dei centri medi e piccoli”, cui sfuggono “soltanto alcune particolari situazioni di privilegio create da iniziative baronali” (Introduzione, in Inchieste su centri minori, a cura di F. Zeri, Torino, Einaudi, 1980, pp. 16 e 18), ovvero, come emerge da alcuni dei casi qui esaminati, da quanto promana dalla diretta volontà del monarca. A questo scenario interpretativo, che, a distanza di tanti anni, mantiene intatta la propria rilevanza metodologica e disciplinare, va riconosciuto, alla luce dei recenti eventi sismici che hanno gravemente danneggiato il patrimonio artistico e insediativo di tanti centri laziali, umbri e marchigiani, un valore aggiuntivo insostituibile, additabile nella preventiva disponibilità di studi analitici dotati di adeguati supporti cartografici.
È esattamente il caso dell’impianto urbano di Amatrice, cui è dedicato qui uno studio accurato (Giammarini), che non mancherà di incidere positivamente sulla ricostruzione di questo centro, tanto devastato dal terremoto del 24 agosto 2016.
Ai contributi sui quali ci siamo soffermati brevemente si accompagnano, nella sezione dedicata alle ricerche, due saggi incentrati su una originale rilettura in senso evolutivo e “funzionale” della topografia dell’area dei fori di Roma tra età regia e tardo periodo repubblicano e su alcune considerazioni sulla nascita del Tridente Romano e sul ruolo svolto da Raffaello e da Antonio da Sangallo, contribuendo a conferire a questo numero della rivista contenuti che si segnalano all’attenzione della comunità scientifica per compattezza tematica e metodologica.

INDICE

Editoriale di Ugo Soragni             9-12

Donato Tamblè
Archivi e città di fondazione nel Lazio Pontificio. Il caso di Civitavecchia 13-28

Romeo Giammarini
L’impianto urbano della città di Amatrice. Geometrie, adattamenti e trasformazioni secc. XIII-XV   29-48

Federica Angelucci
L’iniziativa del cardinale d’Estouteville per la fondazione del Borgo di Ostia (1472-1479)                    49-64

Laura Gavazzi
Frascati nel XV secolo e la ricostruzione ad opera di Paolo III      65-82

Giada Lepri
Allumiere un borgo industriale del XVI secolo     83-102

Saverio Sturm
Dal Tenimentum Castri Sanctae Pupae alla fondazione di Manziana. Connessioni con il paesaggio e con il territorio        103-128

Stefania Ricci
Il cardinale Flavio Orsini e la fondazione di Monteflavio     129-156

Carla Benocci
I Chigi a Castelfusano: dalla villa Sacchetti al nuovo insediamento produttivo fino ad Ostia         157-170

Clementina Barucci
La “nuova fabbrica” di San Lorenzo alle Grotte   171-188

Bianca Coggi
Colleferro, città di fondazione del Novecento: città operaia, città nuova

RICERCHE

Paolo Micalizzi
Riflessioni sull’urbanistica di Roma arcaica – Comizio e Foro        211-246

Giada Lepri
Alcune considerazioni sulla nascita del Tridente romano e sul ruolo di Raffaello e di Antonio da Sangallo        247-267

 

Storia dell’Urbanistica, III serie

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Volumi pubblicati nella stessa serie:

1 (2009)                      Guglielmo Villa (a cura di)
Pier Francesco da Viterbo e l’architettura militare italiana del primo Cinquecento

2.1/2010 (2011)         Ugo Soragni, Teresa Colletta (a cura di)
I punti di vista e le vedute di città. Secoli XII-XVI

2.2/2010 (2011)         Paolo Micalizzi, Antonella Greco (a cura di)
I punti di vista e le vedute di città. Secoli XVII-XX

3/2011 (2012)             Carla Benocci, Gabriele Corsani, Luigi Zangheri (a cura di)
Manuali e saggi sul giardino e sul paesaggio in Italia dalla fine del Settecento all’Unità

4/2012 (2013)            Marco Cadinu (a cura di)
I catasti e la storia dei luoghi

5/2013 (2014)            Antonella Greco (a cura di)
Dalla torre alla torre piezometrica

6 (2014)   Stefania Aldini, Carla Benocci, Stefania Ricci, Ettore Sessa (a cura di)
Il segno delle esposizioni nazionali e internazionali nella memoria storica delle città

7/2015 (2016)            Claudia Bonardi (a cura di)
Fare urbanistica tra XI e XIV secolo

8/2016 (2017)            Carla Benocci (a cura di)
Le Assicurazioni Generali nelle città italiane tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento

9/2017 (2018)                                   
Centri di fondazione e insediamenti urbani nel Lazio (XIII-XX secolo): da Amatrice a Colleferro

10 (2018)                    Chiara Devoti (a cura di)
Gli spazi militari e l’urbanistica delle città. L’Italia del Nord-Ovest (1815-1918)

11 (2019)                    Gemma Belli, Andrea Maglio (a cura di)
Città e Cinema