La ricerca sulle sponde a Tor di Nona vuole essere il punto di partenza di una più generale indagine condotta lungo il corso urbano del Tevere.
Uno studio rivolto, come in questo caso, all’ordinario tessuto edilizio, oltre che a punti di primaria importanza più analizzati e oggetto di proposte di recupero.
L’attuale protezione della città dalle inondazioni del Tevere, adottata alla fine del XIX secolo con la costruzione degli alti muri di sponda, ha comportato un generale rialzamento del piano urbano: la nuova trama della città moderna – muraglioni, collettori, Lungotevere e nuovi ponti – si sovrappone al tessuto urbanistico degli antichi rioni affacciati sul fiume. L’analisi dell’originaria continuità di tracciati e quote tra città e fiume rientra nell’ottica di un possibile cambiamento dell’uso odierno delle sponde.
Le inondazioni del Tevere accompagnano la storia della città di Roma dalla sua origine e Giulio Cesare pensò di deviare il fiume da Ponte Milvio lungo i Colli Vaticani, per difendere Campo Marzio dalle inondazioni. Le mura Aureliane lungo il fiume e la continua opera di manutenzione delle sponde resero in parte possibile convivere con questa grave problematica.
Dopo la caduta dell’Impero Roma si consolidò sempre più densamente lungo le sponde del Tevere e nel corso dei secoli molte proposte furono avanzate per proteggere la città. Tra il XVI secolo e la prima metà del XIX i progetti seguono tre linee principali: L’eliminazione degli ostacoli alla corrente durante le piene, la realizzazione di drizzagli per agevolare la fuoriuscita delle acque in caso di inondazione e la costruzione di arginature murarie che anticipa la soluzione adottata nel XIX secolo.
La situazione rimase tuttavia immutata fino all’inondazione del 1870 che interessò tutta la parte bassa della città e a seguito della quale il Ministro dei LL. PP. nominò una Commissione di ingegneri idraulici per trovare una soluzione definitiva. […]