Le vicende urbanistiche di Roma – e in particolare le trasformazioni che, dopo la metà del Quattrocento, subisce il tessuto medievale nella vasta area compresa nell’ansa del Tevere – sono ispirate, come è noto, dalla politica pontificia, che fa di questa attività una delle più qualificanti in funzione di un rigoroso progetto di governo.
In questo disegno generale è possibile distinguere una gamma assai diversificata di intenzioni familiari, di giustificazioni ideologiche e di strumentazioni tecniche, di legami culturali che i diversi pontefici istituiscono con altri centri italiani; restando costante, tuttavia, una ricerca di originalità, di “invenzione” di prototipi da imporre al mondo che è connaturata con il ruolo di Roma, capitale del mondo cattolico e, quindi, anche in campo urbanistico modello da imitare valido almeno fino alla seconda metà del Seicento.
La differenza tra gli interventi di Niccolò V e quelli di Sisto IV non può ridursi a naturale processo di maturazione degli strumenti urbanistici o delle condizioni politico-sociali. […]